LA SPELEOARCHEOLOGIA VESUVIANA Pag. 6
SPELEOARCHEOLOGIA A TORRE DEL GRECO 

POZZO DELL'ASSUNTA E LA TERRA SANTA DELLA CHIESA     TdG  13

Rischio 10

(Vedi anche relazione specifica nel capitolo dedicato alla Chiesa dell'Assunta )

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La piantina numero 1 mostra l'esatta ubicazione del pozzo situato all'interno della antica chiesa dell'Assunta. Vi si accede attraverso la stessa scala che conduce alla grotta .

La Chiesa dell'Assunta come del resto anche le altre Chiese del Centro Storico subirono la stessa “sorte”, lo stesso destino storico : prima danneggiate più o meno in maniera grave dalle colate fangose e laviche del medio evo , del  1631 e successivamente chiuse e sigillate nella mortale morsa lavica del 1794.

 Attraverso una comoda scala si giunge alla Terra Santa della chiesa primitiva, quella originaria del ‘500.  Questa area venne studiata dal Gruppo già verso la fine del 1970 e successivamente venne ispezionata e meglio documentata negli anni successivi. Descriveremo brevemente quest'area che comunque appartiene ad un ampio complesso sotterraneo e per questo trattata nel capitolo della speleologia. Passeremo poi ai dettagli dei due pozzi. Descriviamo ora gli ambienti della Chiesa antica ed i particolari interessanti che ci riguardano circa la natura geologica del luogo e circa le circostanze della distruzione.

1 Attraverso una robusta apertura con muratura di oltre 50 cm. di spessore,  si accede all'aula ecclesiale che soggiace all'attuale pavimento stradale circa 5 metri. Sulla sinistra l'altare maggiore della chiesa dal quale venne divelta la tela originale della Madonna Assunta. Davanti all'altare sullo stesso piano del pavimento una botola coperta da un chiusino in pietra.

2 La botola dell'altare.

3 Le quattro vasche per il seppellimento dei defunti

4 Il corridoio centrale a forma di croce

5 Un enorme masso lavico del 1794 occlude la porta d'entrata al tempio cristiano

6 Parte del vestibolo d'entrata oggi ingombro di macerie.

7 Grazie ad una seconda porta si accede ad un piccolo ambiente di disimpegno che conduceva alla antica sacrestia. Qui la seconda botola a pavimento anch'essa chiusa da una pesante pietra lavorata.

8 Questo è l'ambiente della antica sacrestia dalla quale si scende per raggiungere lo scavo sotterraneo.

In una prima fase di studio il Gruppo fu impegnato nel rilievo dell'area del cunicolo sotterraneo sotto la via Comizi e solo successivamente si intraprese un lavoro di pulizia e ricerca all'interno della Chiesa. Se oggi quell'area è resa pubblica ed agibile , lo si deve al lavoro del Gruppo. Quell'ambiente in origine era ricolmo di macerie pericolose che minacciavano rovinosamente di cadere . Forse un giorno a Torre ci si ricorderà dell'attività del Gruppo.

Aperta la botola numero 2 si accede in un ambiente che ad una prima vista dall'alto faceva parte del complesso ecclesiale. Un salto di 5 metri e siamo direttamente nell'ampia sala ipogea con tracce di  intonaco e con soffitto a volta . Ci troviamo a circa 11 metri al di sotto del piano stradale della Via Comizi. La stessa architettura del San Michele per quanto riguarda la camera del Vescovo. Una Terra Santa sotto la Chiesa proprio sul davanti dell'altare maggiore. A giudicare dalla muratura e dagli affioramenti del lato ovest si direbbe immediatamente che siamo all'interno del monte fangoso del 1631 . Ma la parete est coglie l'attenzione del  visitatore. Si tratta di una grande apertura ( forse la porta ) che conduceva in un'aula più grande . All'interno ,ciò che resta della grande porta a volta si vede come il 1794 sia penetrato con forza distruttrice immane. Una lingua di fuoco si era inabissata aveva verosimilmente spezzato il muro frontale della Chiesa ed aveva guadagnato le profondità della terra.  Una roccia poderosa alta più di quattro metri, larga circa 5. Sembra viva, quasi ancora calda.

Tutto intorno resti ossei sparsi in maniera disordinata. Si calpesta un terreno che al 90% è formato di scheletri o meglio di ciò che resta di uno scheletro. Frammenti ovunque di vasellame e di schegge di legno. Qualche fiore rinsecchito, qualche moccolo di candela.

Con l'aiuto di alcune immagini cercheremo ora di dare una visione migliore dell'ambiente.

Alla missione speleologica parteciparono i “piccoli” del Gruppo. Ragazzi di 12 e 14 anni che avevano condiviso quella bellissima esperienza e che malgrado la giovanissima età avevano compreso che la strada della conoscenza premia sempre. Oggi quei ragazzini sono uomini e padri. Con loro ho ancora rapporti epistolari e telefonici. Mi ringraziano ancora per essere stati attori di un'avventura bellissima e irripetibile.

Voglio ricordare il loro nome affinché resti per sempre legata a quella impresa la loro attività, il loro lavoro ed il loro assoluto impegno:

Fasutino Castello, Ciro Bottiglieri e Gennaro Camardella. A loro va il mio ricordo ed il mio grazie.

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Nella foto numero 1 si può osservare l'angolo sud ovest della camera . Evidenti i segni di consolidazione della parete dopo l'eruzione del 1794. Segno questo che dopo quella terribile catastrofe i torresi memori delle reliquie ivi custodite espressero la volontà di rivisitare quei luoghi per darne a noi posteri la possibilità di visita. Nella foto numero 2 la stessa parete est dove la lava si incuneò e circa un metro oltre si arrestò per raffreddamento.

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Nella immagine numero 3 Faustino alla base della parete lavica , ispeziona il terreno. Nella 4 i resti di una bara e di scheletri . Si tratta di circa 5 corpi le cui ossa appaiono disordinatamente sparse sul terreno.

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La foto numero 5 ( è sempre Aliberti che regala queste suggestioni fotografiche ) mostra dall'alto la CRIPTA DELL'OSSARIO DELLA ANTICA CHIESA DELL'ASSUNTA.  La parete di fronte al grande masso lavico porta ancora intatti i segni di stucchi e forse di un piccolo altare ( foto numero 6).

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La lava invase l'ossario quasi per 1 e poi solidificò lentamente . In alto , nella parte rugosa del banco lavico vennero posti dei massi di pietra come a chiudere un accesso. Nostra intenzione è rimuovere quella breccia per poter continuare l'esplorazione oltre nella grande aula sotterranea che doveva essere in comunicazione con il cunicolo posto circa 15 metri più ad est.

Nella sezione che segue  ho disegnato la terra santa in verde e l'area dell'ossario in rosa. In nero la lava

Ma torniamo ancora alla piantina generale.  Lasciata alle nostre spalle la botola posta davanti all'altare si entra nel disimpegno che conduceva alla sacrestia. All'ingresso di questo piccolo ambiente si trova una piccola botola anch'essa in pietra lavica ben incorniciata con blocchi a forma di parallelepipedo . Sollevata la botola si apre un abisso: un pozzo verticale che supera i 12 metri di profondità . Qui cambia la facies geologica. Per i primi metri ( circa 5 ) ci troviamo quasi certamente di fronte ad un terreno fangoso attribuibile forse al 1631, ma poi oltre per quanto sia possibile vedere abbiamo una conformazione che per colore, densità ed inclusioni sembra appartenere ad altro periodo ( forse una colata alto medioevale ). Lungo la parete nord del condotto la presenza di opere umane racchiuse nel “terreno”.  Sul fondo appena visibili tracce di muratura ed ossa sparse disordinatamente. La discesa a questa cavità comporta rischi alti per il pericolo di crollo dall'alto durante le operazioni. E' necessario porre in sicurezza prima l'imboccatura e poi procedere con scale fisse a corda. Sarà certamente un'altra avventura che mi vedrà primo. Voglio sapere, voglio vedere ancora . La storia si fa guardando e toccando da vicino.

Ogni volta che a Torre incontro una presenza come questa sento dentro di me un irresistibile desiderio di conoscenza. Divento tachicardico, divento più lucido ed iperattivo.  Il desiderio della scoperta è forte e supera ogni ostacolo.   Alla prossima,….

GROTTA DI VIA COMIZI           TdG   14

Rischio 10

Per capire bene il contesto nel quale ci muoviamo a mio avviso bisogna leggere attentamente Camillo Balzano . Lui sì che sapeva ricercare le cose e le sapeva anche scrivere bene .

Devo premettere che fu il Professor Ciro Di Cristo , grande mente del Gruppo che stimolò in me il desiderio di conoscere questo storico torrese . Chiedo scusa STORICO TORRESE. Acquistai allora “ Torre del Greco nei ricordi classici” del 1937. Letto e digerito iniziò la caccia . La discesa al sottosuolo era prioritaria. Non bisognava attendere un solo attimo. Rimando alla lettura del testo originale alla pagina 39, chi volesse approfondire l'argomento.

Parlando del Dragone e del suo corso il Balzano , afferma che presso la via Comizi esisteva una voragine .Qui secondo il nostro si sarebbe gettato il ramo terminale del fiume. Questa voragine è sicuramente documentata e confermata nei lavori insostituibili del Raimondo e del De Gaetano. Entrambe gli storici ( pietre angolari della cultura torrese ) fanno accenno al fiume ed al suo corso sulla scorta di documenti e di prove bibliografiche.  Negli anni '60 avevo circa 13 anni  e mio padre Leonardo mi portò a vedere la voragine. Io certamente ignoravo , allora ,la storia della città. Si era formata una grande voragine in quel posto dopo la caduta di abbondanti piogge.  Nel punto numero 2 della piantina la strada aveva ceduto di diversi metri . Proprio in quel punto e fin quasi alle scale che portano a via gradoni e cancelli si era creato un profondo avvallamento che aveva trascinato in basso l'antico selciato stradale. Accorsero sul posto pompieri ed autorità che tenevano tutti alla larga. Grazie a mio padre potemmo avvicinarci ed osservare da vicino il fenomeno. Nei giorni che seguirono l'area vene sgombrata e venne gettato un grosso muro di contenimento sul lato ovest . Poi venne costruito un grande pavimento in cemento e su questo infine ricostruita la strada. Rimase in me impressa quell'esperienza . Per molti anni ricercai la storia del Dragone . Poi la scoperta.

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Nella piantina al numero 1 è segnato l'accesso alla enorme cavità. Era questa una cavità naturale costruita dal passaggio sotterraneo del Dragone ? Venne scavata dall'uomo ?

Abbiamo osservato che la ricognizione presentava  e presenta ancora oggi ( presumo ) un  rischio 10 ossia massimo. Questo dato non trascurabile deve indurre altri ricercatori ad adottare cautela e molto buon senso. Direi ancora che sarebbe meglio affidare ad esperti del settore un'esplorazione simile.

Per questa cavità non fu possibile effettuare alcun sopralluogo preliminare in quanto non fu possibile ricevere l'autorizzazione all'accesso ,con semplicità. Varcata la porticina di accesso si entra direttamente nella immensa grotta, dopo aver percorso un brevissimo tratto con pareti in muratura. Si ha subito l'idea della grandezza e soprattutto dell'altezza della camera.  L'accesso è segnato sulla carta con il numero 1. Subito dopo oltre il muro frontale si accede al ballatoio dal quale si può osservare l'intera grotta. Prima di procedere alla perlustrazione fummo attirati dalla presenza di alcune strutture murarie , alcune camere che continuavano idealmente al di sotto del piano stradale. Varcata un'apertura a finestra ( 5 ) si accede nei vani 6 e 7. Ricolmi di macerie senza intonaci con soffitti dtitti. Nessun elemento di rilievo. In questo punto siamo nel 1794 non al di sotto. Esplorando poi l'ambiente numero 4  si incontra un pozzo che non venne esplorato per questioni legate alla sicurezza. Lasciata l'area delle stanze e riattraversata la finestra 5 si giunse al bordo di una scarpata. Ripida, si dirigeva verso il basso. In ogni punto della discesa vi era pericolo di crollo. Giunti nel punto 8 che si presenta come una lingua di terra al centro della grotta e del punto più basso, si può osservare interamente la cavità e studiarne le caratteristiche. L'altezza calcolata approssimativamente superava i 12 metri. La lunghezza i 40 metri e la larghezza i 60 . Il “soffitto” è il 1794 mentre le pareti ed il fondo sono molto probabilmente del 1631. In nessun punto si intravedono muri . Non abbiamo ritrovato elementi ceramici. Sul fondo spaventosi massi caduti dalle pareti . Una grossa frana sul lato mare. Nei punti 9 e 10 sono presenti segni di erosione idrica. E più oltre in direzione ovest un piccolo e strettissimo passaggio immette in un anfratto della roccia. Anche qui tracce del passaggio di acqua.

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In questa piantina sono disegnati i punti essenziali della ricognizione .Le parti più importanti che andrebbero rivisitate e studiate sono la numero 3 per la presenza del pozzo, e la 9 \ 10, per controllare meglio il possibile rapporto con il passaggio del Dragone.

GROTTA DU ZINGARIELLO                 TdG     15

Rischio 5

L'accesso era dalla via Fontana proprio dove aveva un piccolo esercizio commerciale un vecchio torrese dal volto scavato e dalla carnagione mora. Magrissimo fumava come un turco fumatore . Per questo suo aspetto di altre terre, veniva comunemente chiamato dalla gente “ u' zingariello “. Vendeva a quanto mi raccontano carbone , poi negli anni, con il progresso aveva mutato la sua attività in vendita di caramelle e merce varia.

L'accesso alla grotta si presentava come un cunicolo obliquo posto nel retrobottega . Una lunga scala in muratura che curvava verso destra. Le pareti ed il soffitto in muratura. Giunti alla fine della scala , a circa 4 metri sotto il piano stradale ,si apriva un vano con soffitto a volta . Qui era il deposito di materiali. In quest'area si avvertiva un diverso microclima. La temperatura certamente più bassa rispetto all'esterno ed un forte odore di muffe e di umido. La maggior parte della stanza era ingombra di materiale vario e di travi in legno. Nell'angolo est del vano un angusto passaggio ( 1,20 m. x 0,70 m. ) conduceva ad un cunicolo che scendeva ancora più in basso e curvava a destra. Percorsi quel cunicolo per circa 25 metri . Le pareti ed il soffitto erano formate dalla lava del 1794, mentre il piano di calpestio in terra mista a pietrame lavico. Alle pareti erano ancora visibili cavetti elettrici di una rete vecchia. Lungo le pareti vi erano anche tracce di illuminazione a candela . In fondo al cunicolo si apriva un vano più largo dal quale si dipartivano tre corridoi distinti dei quali due risalivano verso l'alto. In questo slargo del condotto principale vi era una grossa frana con una profonda spaccatura nella roccia lavica del soffitto. Non fu possibile proseguire. La grotta “zingariello” è una delle tante che censii nella zona di via Fontana. Proprio di fronte al di sotto del civico 11 esisteva un altro accesso che conduceva ad una cantina. Pochi metri oltre il Vicolo Pontillo esistono altri due accessi . Un dedalo di grotte scavate al di sotto della grande colata lavica.

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